Quando atrocità, incompetenza
e inutilità scientifica
vanno a braccetto.
Cosa succede realmente
nei laboratori di vivisezione,
dalla testimonianza
diretta di un'infiltrata.
Molti affermano "la vivisezione non esiste più". O non sanno di cosa parlano, o sono in malafede. "Vivisezione" non è solo il sezionare la rana viva, o gli atroci esperimenti del passato in cui i cani venivano legati con cinghie a una tavola e poi sezionati.
Oggi la vivisezione è ben altro. Molto peggio. E' chiamata "sperimentazione animale" o "ricerca in vivo", ma rimane, secondo la definzione del dizionario, "vivisezione". La quale è per estensione "qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali di laboratorio che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale, come l'esposizione a radiazioni, l'inoculazione di sostanze chimiche, di gas, ecc." [Dizionario De Mauro, ed. Paravia].
E' questo che milioni di animali ogni anno, nel mondo, subiscono nei laboratori: avvelenamenti con sostanze chimiche, farmaci e cosmetici compresi, induzione di malattie di ogni genere (cancro, sclerosi multipla, varie imitazioni dell'AIDS, malattie cardiovascolari, ecc.), esperimenti al cervello, esperimenti sul dolore, e molto altro.
E tutto questo, senza alcuna necessità, non solo, ma senza alcuna utilità. I vivisettori chiedono "Preferisci salvare un topo o un bambino?", per colpire l'emotività delle persone che non sanno cosa sia la sperimentazione animale e quanto sia inutile. Ma la vivisezione, ammazza il topo e fa diventare una cavia te e tuo figlio, questa è la realtà dei fatti.
Qui spiegheremo le atrocità che avvengono nei laboratori di vivisezione di tutto il mondo, la trascuratezza con cui gli esperimenti vengono effettuati, l'inutilità di questi esperimenti, attraverso le parole di Michelle Rokke, un'attivista che ha lavorato per alcune settimane come infiltrata in HLS, un grosso laboratorio di vivisezione negli USA. Dalla sua esperienza, Michelle Rokke ha tratto un diario (disponibile anche in italiano), "I Diari di Michelle Rokke", in cui racconta quanto ha visto. Lasceremo parlare lei, questi Diari parlano da soli, non c'è bisogno di commento.
Ma un'importante riflessione va fatta: non è solo in HLS che succedono queste cose, perché i laboratori di vivisezione, in ogni parte del mondo, sono gli stessi. Si fanno gli stessi test, ci sono lo stesso tipo di persone che ci lavorano.
Non è verosimile che solo in HLS accada questo mentre in tutti gli altri laboratori del mondo, Italia compresa, i vivisettori siano persone ammodo che mai farebbero del male a un animale e che "ospitano" nelle condizioni più confortevoli animali di ogni specie, come loro vorrebbero farci credere.
Non sta in piedi, non è possibile.
Gli esperimenti che si fanno sono gli stessi dappertutto, e le regole, la prassi, il tipo di gabbie, sono sempre uguali, in ogni posto del mondo.
Tenetelo a mente.
I Diari dimostrano, con i fatti più che con mille teorie, quanto inutile sia la sperimentazione su animali da un punto di vista scientifico, e come, anche se fosse utile in teoria, non lo è comunque nella pratica, per come gli esperimenti vengono eseguiti.
Dimostrano non tanto la crudeltà di pochi, ma l'incuria e il disprezzo con cui gli animali sono normalmente, da tutti, trattati, e la loro infinita sofferenza.
Dimostrano che questa pratica, che la si chiami "sperimentazione animale" o che la si chiami "vivisezione" non può essere tollerata.
Estratti dai "Diari di Michelle Rokke:
Ho guardato Yao durante un'esercitazione di chirurgia su una topolina anestetizzata. Ha applicato dei cateteri femorali su entrambi i lati e alla fine ha detto che doveva praticarle l'eutanasia e che si potevano seguire diversi metodi: usare il CO2, lussare una vertebra, oppure recidere un'arteria. Ha guardato l'orologio e ha detto che la lussazione delle vertebre era il modo più veloce, quindi ha tolto al topo la maschera dell'anestesia e le ha tirato la testa. Ha visto che respirava ancora e così ha ripetuto l'operazione. Ha fatto un terzo tentativo ma il topo ha continuato a respirare profondamente. Allora ha annunciato che avrebbe seguito un'altro metodo, e che quello sicuramente avrebbe funzionato. Ha preso un paio di grosse forbici. Ha squarciato il ventre della topolina e le ha reciso la colonna vertebrale. Poi ha infilato le forbici nella cavità toracica e ha cominciato a tagliare di qua e di là per recidere l'aorta. Ha messo giù le forbici insanguinate e ha detto che ora era morta.
Il cane che chiamo Joey è un tesoro. Ha delle unghie molto lunghe e una di quelle anteriori si è spezzata. Joey ha ancora l'abitudine di prepararsi al peggio quando metto le mani nella sua gabbia per prenderlo, ma adesso si fida di me e una volta in braccio si accoccola e preme la testa contro di me. Quando cerco di metterlo giù, si stringe forte contro di me, e quando alla fine lo rimetto nella gabbia se ne resta fermo lì, come se non sapesse che fare.
Ho tenuto fermi i maiali per i prelievi fino alle 16.30 e poi sono tornata alle 21 per l'ultima seduta: durante i prelievi i maiali urlano e tirano calci, soprattutto oggi perché il collo gli bruciava ed era pieno di lividi per le continue trafitture. Quando glielo si preme per fermare l'emorragia le loro urla sono così forti da essere intollerabili. I tecnici nella stanza fanno gesti di impazienza e gli urlano "Chiudi il becco". Non riesco neppure a immaginare il dolore che devono provare dopo essere stati fatti cadere sulla schiena e aver subito così tanti prelievi.
Ho assistito mentre somministravano le dosi a uno dei cani via sonda orale. Il cane non sopportava la presenza del tubo di gomma che gli veniva spinto nello stomaco attraverso la gola. Si contorceva e si divincolava e quando Irene gli ha iniettato con forza il materiale da testare nello stomaco si è alzato sulle zampe posteriori e ha cercato di liberarsi dalla stretta di Kathy, divincolandosi. Sebbene Kathy gli tenesse la bocca ben chiusa, dai lati gli usciva del liquido chiaro. Ho sentito Irene che diceva: "Questo non va. Devo ancora dargli il secondo liquido".
Estratti dai "Diari di Michelle Rokke:
Stephanie, Rachel, Lynn e Lisa a pranzo hanno fatto battute sul fatto che tutte le scimmie della colonia extra stanno morendo. Stephanie ha chiesto: "Terry non si spiega il perché ma non sa che le gabbie non vengono cambiate da quasi un anno a questa parte. Avete mai sentito parlare dei batteri?!".
Se i committenti non si preoccupassero di poter perdere dei dati a causa della decomposizione dei tessuti dopo la morte, a molti animali non verrebbe fatta l'eutanasia. Nelle attuali condizioni molti animali soffrono finché la ditta non riapre la mattina.
Questo primate ha dovuto subire quattro diverse amputazioni perché la ferita non stava guarendo e i punti continuavano a sfilarsi. Durante la riunione dei tecnici oggi Kathy ha annunciato che ieri ha visto che ogni singola scimmia della stanza 958 ha delle ferite - dalle fratture alla coda a dita quasi staccate - tutte causate da tecnici che le hanno maneggiate male durante gli esperimenti e le operazioni.
Io ero preoccupata delle condizioni dei cani quando ho visto che venivano messi direttamente sulla grata fredda di metallo subito dopo essere stati liberati dai tubi, ancora intontiti dall'anestesia. Ho letto e mi è stato riferito da diversi veterinari che è importantissimo tenere gli animali al caldo fino a quando non si sono ripresi completamente dall'anestesia.
Ho chiesto se al topo dello studio 3621 è caduto l'occhio. Irene ha detto "non ancora". Yao ha detto subito "Il ratto numero 4001", tutti sanno di che ratto si tratta e nessuno fa niente per lui. Ho chiesto se era stata compilata una richiesta di intervento veterinario. Irene ha detto di no, e che non aveva neanche registrato il fatto tra le osservazioni, e ha alzato le spalle. Ha detto che le lesioni agli occhi causate dai prelievi non vengono neppure registrate perché accadono di continuo e i ratti restano in vita. Il giorno che me ne sono accorta ho chiesto a Irene se al ratto andava praticata l'eutanasia e l'ho chiesto di nuovo a Brian domenica. Tutti e due mi hanno risposto di no come se avessi fatto una domanda strana.
I medici antivivisezionisti partono dalla semplice ed oggettiva constatazione che gli animali non sono modelli sperimentali adatti all'uomo, perché troppo diversi da noi. Ogni specie animale è infatti biologicamente, fisiologicamente, geneticamente, anatomicamente molto diversa dalle altre e le estrapolazioni dei dati tra una specie e l'altra sono impossibili.
I veri progressi della medicina si sono sempre avuti grazie a osservazioni cliniche, a studi epidemiologici, a innovazioni tecnologiche (quali l'invenzione del microscopio, dei moderni strumenti di diagnosi, ecc.).
Estratti dai "Diari di Michelle Rokke:
Come può essere valido questo studio se i cani non vengono monitorati ventiquattr'ore al giorno? Questa è la seconda volta che ho visto un cane sotto esperimento avere un attacco epilettico, e non ho mai sentito dire a nessun altro di averne visto uno. L'unica maniera in cui i laboratori di ricerca potrebbero anche solo fare finta di ricercare seriamente gli effetti negativi delle sostanze sarebbe assumere veterinari professionisti per osservare gli animali di ogni stanza ventiquattr'ore al giorno.
E' molto comune trovare capsule e pillole sul fondo delle gabbie. I tecnici non ci stanno attenti, e i cani imparano presto a rigurgitare le pillole. Il metodo della "dose in capsule" è una metodologia intrinsecamente fallace che produce per forza dati inattendibili.
È stata una pura coincidenza che io mi trovassi nella stanza in quel momento e notassi che questo cane stava avendo un attacco; in media, nella stanza c'è qualcuno solo per circa un'ora al giorno. Che io abbia guardato la gabbia proprio quando l'attacco ha avuto inizio è stato un puro caso; mi chiedo quanti altri attacchi ha avuto questo cane - e gli altri - nel corso dell'ultimo anno che nessuno ha visto.
Gene mi ha detto che siccome l'anestetico che usano è inadeguato e non ha alcun effetto analgesico, la frequenza cardiaca e respiratoria dei cani è del tutto abnorme e mostra picchi e cadute che ci mettono moltissimo a stabilizzarsi. Gli ho chiesto com'era possibile verificare l'effetto del materiale sperimentale sulla fisiologia degli animali se le loro frequenze erano anormali fin dall'inizio. Quando gliel'ho chiesto ha alzato le spalle e ha esclamato "È proprio quello il punto! Non è possibile. Non c'è modo di distinguere gli effetti del trauma indotto dalle procedure sperimentali da quelli causati dal materiale sperimentale. Quel che i tecnici rispondono è 'Grazie alla mia vasta esperienza in questo campo so che il tale effetto risulta da questo e quest'altro...'".
Ho detto "ma è per la sicurezza degli esseri umani, no?" e lei ha risposto "Sì, ma un cane non è esattamente un essere umano, sai? E se una sostanza causa problemi a un cane non è detto che causi lo stesso problema a un essere umano; e a un essere umano che prende quella medicina potrebbe capitare qualcosa che non è stato osservato nell'animale". Ha detto "I dati che raccogliamo non possono necessariamente essere trasposti in qualcosa che sia utilizzabile per gli esseri umani"; le ho detto di nuovo che allora non capivo per quale motivo dovessimo fare gli esperimenti; ha risposto "è la prassi: è il modo in cui le ditte riescono a far approvare i loro prodotti."
Ha detto che nell'ultimo gruppo di scimmie a cui erano state impiantate delle spugne avevano avuto grandi difficoltà a ritrovarle; Irene ha detto "sì, se ne vanno in giro, non è vero?" . Se le spugne si spostano sotto la pelle come fa l'esperimento a funzionare? Gene mi ha detto che le spugne dovrebbero rappresentare un tumore e che il materiale sperimentale dovrebbe ridurre la crescita dei capillari che alimentano i tumori, e che questo è uno studio "in cieco", nel senso che nessuno sa quale dose venga somministrata ai vari gruppi o qual è il gruppo di controllo. Brian mi ha detto che invece lui lo sa, Gene lo sa, il committente lo sa, lo sanno tutti. Irene mi ha detto che l'ultima volta che è stato effettuato questo esperimento è stato "molto difficile somministrare le dosi perché l'iniezione va praticata nella spugna e le spugne si spostano tantissimo sotto la pelle". Se le spugne si spostano così tanto, come fa l'esperimento a imitare la situazione di un tumore e della sua vascolarizzazione?
Estratti dai "Diari di Michelle Rokke:
In questa stanza ho fotografato James; è difficile fotografare le altre scimmie perché hanno così tanta paura che si rifugiano con un salto sul fondo della gabbia e si voltano verso il muro; James invece è sempre sul davanti della gabbia e fissa con desiderio la porta. Ha l'aria così triste. Gli interessano tutte le cose che gli mostro, l'idrante per la pulizia, il mio distintivo di identificazione, ma sembra che le guardi solo perché non c'è nulla di meglio da fare.
[Qualche giorno dopo]
James era stressato; ha fissato a lungo la
porta di ingresso della stanza e ha scosso
la porta della gabbia per la frustrazione;
poi mi ha guardata negli occhi e ha cominciato
ad accarezzarmi.
[Ancora qualche giorno dopo]
Sono andata a vedere James dopo la
somministrazione delle dosi; era seduto
esattamente nella stessa posizione di ieri;
mi ha accolta con la stessa espressione di
sottomissione impaurita, e quando mi
sono inginocchiata vicino alla gabbia ha
chinato la testa sul petto e si è rannicchiato
in posizione fetale. Gli ho accarezzato
la schiena attraverso il buco della
mangiatoia, ma non sono riuscita a fargli
rivolgere lo sguardo verso di me. Aveva le
mani contratte e si teneva saldamente le
caviglie. Mi spezza il cuore vederlo in questo
stato: è così spaventato.
[Dopo qualche settimana]
Oggi, quando sono andata a vedere James,
lui mi ha guardata fissa negli occhi e
poi ha guardato a terra mentre gli dicevo
addio. La maggior parte delle scimmie
dello studio 3314, compreso James, saranno
uccise giovedì e venerdì di questa
settimana. Gli ho detto che forse non
riuscirò a incontrarlo di nuovo. Lui si è avvicinato
e ha premuto tutto il viso contro
la gabbia fissandomi. Gli ho accarezzato
la guancia sussurrandogli il mio addio, e
mentre mi alzavo e lui si rimetteva nella
sua solita posizione fetale ho capito, troppo
tardi, che mi aveva porto il viso affinché
lo baciassi.
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