La donazione di cadaveri per il training medico

E' utile per la scienza, e risparmierebbe la vita agli animali usati ora come cavie.

In questa intervista, a cura della Redazione di NoVivisezione.org, il dott. L. Varetto, responsabile del Laboratorio per lo Studio del cadavere dell'Università di Torino, ci spiega l'importanza della donazione del cadavere a scopo scientifico.

La donazione del cadavere è di fondamentale importanza in campo chirurgico, sia nella pratica e nella messa a punto di interventi particolarmente complessi, che nella sperimentazione di nuove tecniche e apparecchiature. E' importante perché non si sperimenta sul vivente ma si sperimenta sul cadavere per poi passare al vivente; non si sperimenta su animali, uccisi appositamente, e si diventa più bravi perché il cadavere è anatomia umana, non di un'altra specie.

L'utilizzo di singoli organi a scopo di ricerca è generalmente possibile a patto che vengano espiantati poco dopo la morte accertata, senza necessariamente incorrere nelle procedure tecniche e normative previste per il trapianto. Ciò che attualmente in Italia rende impraticabile questa opportunità è il limitatissimo numero di donazioni che blocca di fatto la realizzazione delle rete logistica e la programmazione di studi e ricerche su organi da cadavere.

La donazione del cadavere intero, invece, non richiede particolari procedure: è sufficiente che sia espressa la volontà del donatore in sede testamentaria e che non sussistano interessi giudiziari sul corpo (necessità di autopsia).

Nell'articolo che segue, vengono fornite tutte le informazioni e le indicazioni per chi decide di donare il proprio cadavere alla ricerca scientifica.

Intervista con il dott. L. Varetto

Recentemente abbiamo riportato la notizia, tratta dal sito della Fondazione inglese Dr. Hadwen Trust, di un appello degli scienziati inglesi per la donazione di cervelli per la ricerca di base su malattie degenerative quali Malattia di Parkinson, di Alzheimer, sclerosi multipla.

Sull'utilizzo dei cadaveri umani in Italia, abbiamo parlato con il dott L. Varetto, responsabile del Laboratorio per lo Studio del cadavere dell'Università di Torino.

Domanda (nel seguito D): Innanzitutto a cosa può servire un cadavere?

Risposta (nel seguito V): La donazione del cadavere può servire per molte cose: innanzitutto lo studio anatomico e l'attività chirurgica; poi puo' esserci anche la ricerca scientifica, ma questa è subordinata all'ottima conservazione del cadavere e anche alla conoscenza delle patologie preesistenti della persona (ad esempio per studi statistici).

D. Quindi donazione di cadavere e donazione di organi per la ricerca non sono la stessa cosa?

V. No, ad esempio, nel caso che avete citato della donazione dei cervelli, sono necessari dei requisiti in termini di procedure di espianto, di trattamento e conservazione dell'organo che possono essere diverse per un cervello piuttosto che per un fegato, ma sono comunque assimilabili ai protocolli degli espianti. In Italia siamo talmente disorganizzati, ed è talmente sporadico questo tipo di donazione che non se ne parla nemmeno...

Dove invece la donazione di cadaveri è di importanza fondamentale è nel campo chirurgico, sia come pratica per i giovani chirurghi, sia per la sperimentazione di tecniche innovative, sia infine come banco di prova per il chirurgo esperto in casi di operazioni di particolare complessità. Da noi, casualmente, perché le donazioni sono poche, è capitato il caso di un noto chirurgo oncologo che doveva effettuare un intervento di resezione di metà di un bacino per rimuovere un sarcoma. Si può capire quanto possa essere invasivo e delicato un simile intervento. Ebbene, ha avuto l'opportunità di venire qui con il modello del bacino in resina della paziente, ricostruito sulla base delle immagini TAC, che sarebbe poi servito per costruire la protesi da impiantare e ha effettuato l'intervento, che è rarissimo, su un cadavere che avevamo a disposizione.

E' evidente a tutti l'importanza di poter effettuare una prova in casi di questo genere. Ma è altrettanto importante per chirurghi non ancora esperti o per acquisire pratica con strumenti innovativi: un nuovo endoscopio si può sperimentare sui cadaveri invece che su animali. E' importante perché non si sperimenta sul vivente ma si sperimenta sul cadavere per poi passare al vivente; non si sperimenta su animale e si diventa più bravi perché il cadavere è anatomia umana. Oltretutto si risparmiano soldi, perché attualmente la disponibilità di cadaveri è quasi solo all'estero e i nostri chirurghi vanno laggiù, in Francia, Germania, Austria a seguire dei corsi che si potrebbero fare qui, risparmiando anche tempo, oltreché denaro.

D. Chi li paga questi corsi?

V. Un tempo erano spesso pagati dalle aziende perché i medici facessero pratica sulle loro apparecchiature, poi queste sponsorizzazioni sono state tagliate e adesso, in molti casi, sono finanziati dalle scuole di specializzazione, dagli ospedali o dagli stessi chirurghi. Ma poi c'è anche una questione organizzativa e logistica, e si potrebbero coinvolgere molti più medici di quanto non succeda oggi, quindi col vantaggio di una migliore preparazione. Per poter fare questo bisogna però che ci sia una disponibilità di cadaveri non sporadica come avviene oggi.

D. Ci ha spiegato che per donare gli organi alla ricerca servono procedure particolari e in Italia non c'è la rete per gestire questi casi. Per la donazione dei cadaveri per la chirurgia ci sono invece degli ostacoli?

V. I cadaveri che non possiamo accogliere sono quelli su cui c'è un interesse giudiziario, cioè quelli su cui deve essere fatta l'autopsia. In questi casi il cadavere non può essere manipolato perché anche a distanza di anni può essere richiesta l'esumazione della salma. Per noi vanno bene tutti i cadaveri destinati al cimitero o alla cremazione, giovani o vecchi che siano. Anzi, dato l'invecchiamento della popolazione, e quindi la necessità di fare interventi su anziani, è importante poter fare pratica su cadaveri di persone vecchie che hanno tessuti, vasi, ecc diversi rispetto a quelli di un giovane.

D. Quanti interventi si possono fare su un cadavere?

V. Tanti, una sessantina, anche un centinaio di interventi su tutte le parti del corpo, soprattutto da parte dei neurochirurghi e degli ortopedici. Ma anche qui, per poter "utilizzare" al meglio un cadavere deve esserci una relativa regolarità di donazioni: questo anche per rispetto a chi decide di destinare il proprio cadavere a questo scopo.

D. Per quanto tempo può essere utilizzato un cadavere?

V. Quando ci arriva la salma attualmente la congeliamo e poi si organizzano le sedute. Siamo diventati abbastanza bravi nel definire i tempi di scongelamento in relazione alla temperatura e all'umidità, anche tenendo presente che si comincia dalle estremità perché si scongelano prima: nell'arco di due o tre giorni si avvicendano i diversi chirurghi per i loro interventi.

D. Ma il processo quanto inizia?

V. Ci sono due tipi di donatori: quelli che decidono di lasciare il proprio corpo alla ricerca scientifica e non vogliono più sapere nulla del corpo, e quelli che chiedono che il corpo venga poi riconsegnato ai famigliari. Nel primo caso possono arrivare teoricamente subito dopo l'elettrotanatogramma (NdT l'elettrocardiogramma che dura venti minuti e il cui tracciato piatto certifica legalmente la morte). Negli altri casi si fa il funerale normalmente, solo che il corpo viene portato da noi, lo teniamo per alcune settimane, a volte qualche mese e poi, ricomposto, viene portato definitivamente al cimitero. Le poche settimane potrebbero essere due o tre giorni se ci fosse una normale flusso di donazioni e quindi non si dovessero organizzare le sedute di volta in volta. In ogni caso il cadavere va a finire al cimitero o alla cremazione e si mantiene sempre l'identità della persona.

D. Quali sono i cadaveri che è possibile utilizzare per questo scopo?

V. Secondo il regolamento di polizia mortuaria da noi possono arrivare i cadaveri rilasciati a scopo di studio, cioè quei cadaveri che non vengono reclamati dai congiunti o quelli di coloro che in vita hanno espressamente indicato questa volontà in un normale testamento olografo (un semplice testo scritto a mano, datato e firmato); non è necessario che sia depositato dal notaio.

D. Ma cosa deve fare un parente nel caso trova il testamento del congiunto con espressa la volontà di donazione?

V. Telefona a noi... Il problema è che bisogna fare in modo che la gente sappia di questa possibilità; bisogna fare pubblicità... Anche per questo stiamo istituendo un'associazione cercando di coinvolgere vari enti e privati, innanzitutto per fare pubblicità, ma anche per aiutare e indirizzare le persone verso il centro più vicino, ecc. ma al momento questo è ancora un discorso prematuro.

D. Dal punto di vista legislativo come siamo messi?

V. In Lombardia c'è una norma che fa parte del regolamento di polizia mortuaria che prevede la copertura delle spese di trasporto della salma in questi casi. C'è poi una proposta di legge nazionale (NdR la n. 1020 dell'8-6-2006) che è ferma da non so quanti anni che prevede l'istituzione di centri appositi e il pagamento delle spese (c'è di fatto un doppio funerale).

D. E all'estero?

V. Ah, tutta un'altra storia. In Olanda, ad esempio, ma parlo di anni fa, c'erano i manifesti sui bus "donate il vostro cadavere, serve alla scienza". In certi posti hanno addirittura dovuto bloccare le donazioni, che erano in eccesso. In Germania ci sono centri che sono in grado di organizzare corsi per neurochirurghi, con una decina di cadaveri. In italia ci sono, che io sappia, alcuni centri, ma tutti più o meno al nostro livello come donazioni. Qualcosina si sta muovendo, però...

D. C'è un legame tra il vostro lavoro e la banca dei tessuti?

No, la banca dei tessuti lavora più sulla base dei protocolli di espianto, la donazione di cadavere sul regolamento di polizia mortuaria.

D. E' compatibile la donazione d'organo per il trapianto e la donazione a scopo di studio dell'intero cadavere?

V. In linea teorica sì, ma è una questione di "requisiti". Ad esempio la cornea si può espiantare passati i 20 minuti del tanatogramma, ma in quel mentre tutti gli altri organi non sono più adatti ad un trapianto. Per molte ricerche sugli organi questo non è un problema, si ricade in quello che facciamo noi, altrimenti si entra nella normativa dei trapianti, dove gli organi si espiantano a cuore battente (cioè in presenza di un danno neurologico irreversibile).

Il problema torna ad essere organizzativo. Per i trapianti c'è tutta una struttura dietro per cui quando si rende disponibile un organo si sa già dove mandarlo. Ci vorrebbe una organizzazione del genere anche per quanto riguarda gli organi destinati alla ricerca, da espiantare non a cuore battente, ma dopo la morte accertata; inoltre i ricercatori debbono avere idea della disponibilità per poter programmare il loro lavoro.

D. Come mai qui in Italia siamo così arretrati su questo punto?

V. Francamente non lo so, perché anche in Spagna, che è un paese mediterraneo, a forte tradizione cattolica, queste cose si fanno, e la Chiesa, abbiamo fatto un convegno l'anno scorso, non si oppone alla donazione dei cadaveri.

Alcuni riferimenti per la donazione del cadavere:
Dati aggiornati al luglio 2014

Torino:

Laboratorio per lo Studio del Cadavere, via Chiabrera 37 Torino. Responsabile prof.ssa Sarah Gino. Per informazioni : 011.6705919 - 011.6705915 - 338.8032866
sarah.gino@unito.it, grazia.mattutino@unito.it

Bologna:

Centro per la donazione del corpo (referente dott.ssa Giulia Adalgisa Mariani)
Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie, Sede Operativa di Anatomia Umana
Università di Bologna
Via Irnerio 48, 40126 Bologna
Tel. 051.2091511 - 051.2091584
Fax 051.251735 - 051.2091659
e-mail: adalgisa.mariani@unibo.it
Come procedere: Programma per la donazione del corpo

Padova:

Prof. Raffaele De Caro
Università di Padova - Sede di Anatomia Umana - Dipartimento di Medicina Molecolare
Via A. Gabelli 65, 35137 Padova
Tel. 0498214292 - 0498272324
Fax 0498272328
e-mail: anatomia.medicinamolecolare@unipd.it
Brochure: "Donarsi alla scienza - una scelta di vita"

Si ha notizia di altre esperienze in merito presso l'Ospedale Civile di Varese e il San Giuseppe Hospital di Arezzo.

Fac-simile della dichiarazione di donazione del proprio cadavere

Come indicato nel testo dell'intervista, per la donazione del cadavere e' sufficiente una dichiarazione olografa (redatta da maggiorenne, scritta a mano, datata e firmata) come riportato ad esempio nel seguito. E' comunque opportuno prendere preventivamente contatto con l'Istituto prescelto.

Io sottoscritto/a ........... nato/a a ....... il ...... residente in ..... via ....... dichiaro di voler rilasciare, dopo la mia morte, il mio corpo a fini di studio scientifico al Laboratorio per lo Studio del Cadavere dell'Università di Torino [o altro Istituto prescelto].

In fede
firma

data

Crimini nascosti

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